11/10/1928 Momignies, Belgio - 2/09/1969 Oostende, Belgio)
Lo trovarono in una camera d’albergo a
Ostenda nel 1969, morto suicida.
Willy Mairesse la fece finita in quel modo che tradì
completamente una vita intera, lo fece solo dopo aver capito che non
avrebbe potuto più continuare a correre.
La sua era passione pura, assoluta, per le corse e la velocità, altro non poteva nemmeno pensare di fare. Faceva parte di quella categoria di piloti, molto numerosi tra gli anni cinquanta e sessanta, che non faceva troppe storie se non riusciva a trovare posto in una griglia di partenza di un Gran Premio di Formula 1; c’era tanto altro in giro per uno disposto a correre e rischiare.
La sua carriera fu piena di alti e bassi, ma soprattutto fu costellata da tanti incidenti; incidenti da cui in qualche modo riuscì sempre a uscirne vivo e pronto per ricominciare. L’ultimo fu il più grave di tutti; da quell’ultimo non si riprese mai più e decise che senza corse la sua vita non aveva più senso.
Willy Mairesse era un grintoso, “al limite” come si usa dire adesso; qualche suo collega dell’epoca ricorda ancora i suoi occhi spiritati prima di ogni partenza, quel suo estraniarsi dal mondo intero per entrare in una sua intima dimensione. Mai scorretto, ma uno che aveva la reputazione di guidare molto aggressivo e di lottare sino al contatto su ogni centimetro di pista.
Iniziò a correre nella categoria
Sport Prototipi e nei rally verso la fine degli anni
cinquanta, appoggiandosi a piccole scuderie o come corridore privato.
Enzo Ferrari si accorse di lui, della sua velocità in pista, ma anche
delle sue capacità di collaudatore, e lo ingaggiò dopo averlo visto
impegnato in un’aspra lotta con Olivier Gendebien durante il Tour de
France del 1959. L’anno dopo corre già per la scuderia Ferrari. Il
debutto in Formula 1 è a casa sua, nel suo giardino di casa
praticamente: Gran Premio del Belgio 1960, Spa, quando il
circuito era ancora quello di 14 chilometri e ogni giro te lo trovavi
diverso da quello precedente, come se quei curvoni si divertissero a
spostarsi impercettibilmente giusto per mantenere viva una loro sinistra
fama.
In quell’occasione gli organizzatori, viste le velocità medie elevate
che raggiungevano le monoposto, decisero di aumentare la lunghezza della
corsa a 500 chilometri: tanto per rendere le cose ancora un po’ più
difficili. In corsa Mairesse sta lottando con la sua
Ferrari Dino 246 a motore anteriore per il secondo posto con un
giovane pilota inglese Chris Bristow su Lotus. Durante il loro duello al
20° giro nel tentativo di sopravanzare Mairesse,
Bristow finisce fuori strada a Burneville rimanendo ucciso sul
colpo.
Da quest’episodio nasce una sua certa fama di “bad boy”, di pilota al limite della scorrettezza; fama alimentata da una certa stampa incline a creare il personaggio a tutti i costi, ma anche da parecchi suoi colleghi. Lui non dà mai troppo peso a certe voci: per il suo modo di essere gli incidenti fanno parte delle corse e le corse sono una sua scelta di vita; sono la sua vita. In quell’anno, comunque, partecipa ad altri due Gran Premi: in Francia, a Reims, piazza la sua Ferrari in seconda fila, ma in gara si deve ritirare a causa di problemi alla trasmissione; in Italia, a Monza, in una gara impoverita dal ritiro dei team inglesi per la decisione di utilizzare l’anello ad alta velocità, raccoglie quello che sarà il suo primo e unico podio in una gara di Formula 1: terzo dietro le due Ferrari gemelle di Phil Hill e Richie Ginther.
Willy Mairesse alla 24 Ore di Le Mans del 1963.
Non male come primo anno, ma non è solo
la Formula 1 che conta per lui.
Infatti l’anno seguente partecipa a sole due gare in Belgio e Francia,
con una Lotus, senza raccogliere risultati di rilievo. È però nella
categoria Sport in cui, come tanti altri piloti dell’epoca,
raccoglie le maggiori soddisfazioni; corre ed è protagonista sulle piste
più impegnative d’Europa: Spa, Nürburgring,
Serbring. Vince il Tour de France nel 1960 e nel 1961 e la
Targa Florio nel 1962 e nel 1966.
La fama di pilota aggressivo di
Mairesse ha un nuovo impulso nel 1962, sempre a Spa,
sempre con un pilota inglese, Trevor Taylor, altro duello all’ultimo
centimetro e altra collisione.
La lotta tra Taylor su Lotus e Mairesse si protrae per
parecchi giri, stanno lottando per il primo posto, per entrambi sarebbe
la prima vittoria, per Willy sarebbe per di più a casa
sua; il pubblico è tutto per lui, logico che un sanguigno come
Mairesse non lasci nulla di intentato pur di stare davanti a
ogni curva. Al 26° giro la Ferrari in fase di sorpasso tocca la Lotus di
Taylor; le due vetture volano fuori strada a 180 km/h. Questa volta però
è lui ad avere la peggio: la vettura di Mairesse prende
fuoco, il pilota viene estratto in tempo, ma ha ustioni di secondo grado
su tutto il corpo.
Niente, per uno con la voglia di correre come la sua.
Qualche mese dopo è di nuovo al volante di una Ferrari di Formula 1 a Monza. Ed è di nuovo protagonista di un altro duello, con Bruce McLaren, stavolta senza nessun contatto; finisce quarto mancando il podio per un soffio.
Willy Mairesse è tornato quello di prima; di nuovo in pista, di nuovo a non mollare mai.
L’anno successivo, il 1963, corre a Montecarlo, e quando la Formula 1 fa tappa a Spa per il tradizionale Gran Premio del Belgio, Willy fa capire a tutti che lui è veramente sempre lo stesso. In gara è subito addosso ai primi, gente che di nome fa Clark, Hill, Surtess, e solo un guasto meccanico lo blocca sul più bello, quando i primi due sono ormai a tiro.
Riprende a correre anche con il suo vero
amore; le sport prototipi. Vince la 1000 km del Nürburgring
su Ferrari in coppia John Surtees ed alla 24 Ore di Le Mans,
sempre in coppia con John Surtees, la vittoria gli sfugge solo per un
incidente che nelle modalità ha dell’incredibile: rimane seriamente
ustionato a causa di un rabbocco di benzina fatto in tutta fretta che
provoca l’incendio della sua macchina appena uscito dai box. Macchina
distrutta e gara finita.
Questa è forse la prima volta che la delusione traspare dal suo volto; e
non sono le ustioni che ancora una volta lo tengono per qualche
settimana lontano sui circuiti.
Durante il GP di Germania dello stesso anno chiude definitivamente la sua esperienza con la Formula 1 con una bruttissima uscita al primo giro al Flugplatz. Un volo in mezzo ad un gruppo di spettatori e addetti al pronto soccorso; un giovane volontario della Croce Rossa muore colpito da una ruota staccatasi dalla Ferrari di Mairesse. Anche per il pilota le conseguenze sono piuttosto serie: è vivo, ma ha numerose fratture a gambe e braccia. In particolare il braccio destro è conciato male, nervi e muscoli rimangono seriamente lesionati, sono necessarie una serie di operazione e mesi di convalescenza prima di ritornare ancora una volta a fare la sola cosa che Willy vuole fare nella sua vita: correre.
Riprende il volante alla fine del 1964, sempre con le sport prototipi, dove la sua fame di velocità riesce a trovare sfogo senza troppi problemi. Gira per i circuiti di tutto il mondo, vince la 500 km di Spa nel 1965 con una Ferrari 250 LM privata, la Targa Florio del 1966 con la Porsche 908 della Scuderia Filippinetti. Nel 1967 alla 1000 km di Spa sotto il diluvio è l’unico con la Ferrari 330 P4 a contendere la vittoria all’astro nascente belga Jackie Ickx su Ford Gt 40.
Willy Mairesse alla 24 Ore di Le Mans del 1968
Nel 1968, si trova fra le mani una Ford Gt 40 per la 24 Ore di Le Mans, una bella occasione per portarsi a casa quella vittoria sfiorata tante volte, una bella occasione per aggiungere alle sue vittorie quella più prestigiosa. In quegli anni la partenza era ancora sul tipo classico: macchine da una parte e piloti dall’altra… pronti! Via! Willy Mairesse scatta dalla sua posizione e si infila nell’abitacolo della sua Ford, si allaccia la cintura, chiude la portiera, accende il motore, movimenti meccanici, sincronizzati, quasi senza rendersene conto. In pochi secondi è con il piede a fondo sul rettilineo di Mulsanne, 300 km/h e non è ancora al massimo, ma al massimo mai ci arriverà. La portiera della sua Ford GT 40 si apre improvvisamente, Mairesse non controlla più la vettura, la Ford GT 40 telaio N° 1079 va a sbattere con violenza. Questo incidente sembra da subito più grave degli altri che hanno caratterizzato la sua carriera: la macchina è completamente distrutta, l’urto gli provoca gravi lesioni alla testa che lo fanno rimanere in coma per due settimane.
Willy Mairesse non ritornerà più quello di prima; questa volta no. Non si riprenderà più da quell’incidente: i danni cerebrali risulteranno tali da non permettergli più di tornare al volante di una macchina da corsa.
Sopravvissuto ad ogni genere d’incidente, consapevole di non poter più correre, si toglierà la vita in una camera d’albergo a Ostenda il 2 settembre del 1969.
Fonti:
The Fastlane - Willy Mairesse.
Mario Poltronieri (a cura di), La Storia della Formula 1, Edizioni
Equipe, 1978. (Andrea Corbetta)